Albert

Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero. (Albert Einstein)

"Non sono andato via , sono lì, sento, osservo e guardo, dobbiamo cambiarlo questo Paese è ognuno di voi deve fare la propria parte." (Beppe Grillo)

Giunta a casa, ma il sindaco di Vico Equense non vuole dimettersi


La strategia di Gennaro Cinque dopo la rottura in maggioranza
di SALVATORE DARE VICO EQUENSE - Quando ha capito che tirava brutta aria e che il «golpe» era ormai dietro l’angolo, ha preferito lasciare in tutta fretta l’aula consiliare invece che farsi «colpire» in pieno volto da una batosta tremenda. Con il proprio candidato alla presidenza del consiglio comunale, Andrea Buonocore, lasciato solo in balia delle onde. L’ufficialità dell’elezione di Maurizio Cinque come nuovo leader dell’assise l’ha avuta al cellulare, quando ormai - in sala - la tenuta della maggioranza era arrivata ai titoli di coda di una telenovela lunga, in effetti partita con le dimissioni del «titolare» della poltrona, Matteo De Simone. Gennaro Cinque non ha digerito il clamoroso ribaltone che ha condotto al comando dei lavori un altro Cinque, Maurizio, consigliere eletto con la lista civica «Colline vicane» e poi «cacciato» a dicembre - assieme ad altri due esponenti dell’esecutivo, Andrea Balestrieri e Lora Cristallo - quando l’amministrazione dovette affrontare la delicata querelle dell’antenna telefonica installata al campo sportivo di Massaquano.

Tensione alle stelle e poi il colpo di scena, di ieri mattina: andato sotto più volte in consiglio comunale con la minoranza ora consapevole di poter muovere i voti necessari per staccare la spina all’amministrazione, Cinque è andato all’attacco dei propri assessori, che secondo le indiscrezioni voleva già mandare a casa qualche settimana fa. I «fedelissimi» - Benedetto Migliaccio, Giuseppe Ferraro, Antonio Di Martino, Giuseppe Russo e Marinella Cioffi - hanno deciso di dire addio alla coalizione di centrodestra aprendo, di fatto, la crisi politica. Ora, per Cinque, è una fase decisiva. Senza numeri, senza la possibilità di andare avanti, potrebbe dimettersi. Ma non è un’ipotesi, al momento, presa in considerazione. Il sindaco, ieri, si è arroccato in un silenzio di riflessione e rabbia, di delusione e amarezza. Perché mai avrebbe pensato di poter giungere già ai titoli di coda.
I margini di manovra, è evidente, sono molto limitati. Cinque - per restare al timone dell’amministrazione comunale - ha poche scelte: cambiare radicalmente le cose e provare ad attingere dal gruppo dei «ripudiati» è una pista da seguire. Ballano diversi posti: i consiglieri comunali mandati via dalla maggioranza a dicembre restano fermi sulla propria posizione e di rientrare al campo base non ne vogliono sapere. Innanzitutto il neo presidente Cinque, sbugiardato in diretta dal sindaco e capace di prendersi una rivincita con gli interessi a quattro mesi di distanza dalla «cacciata». Che qualcosa non quadrasse lo si era capito alla vigilia, schermaglie poche ore prima della convocazione del consiglio che ha detto sì alla surroga dei consiglieri De Simone (dimissionario) e Giovanni Starace (sospeso dalla carica per 18 mesi con provvedimento prefettizio dopo una condanna in primo grado a un anno e 6 mesi con sentenza emessa nel luglio 2011 dal tribunale di Torre Annunziata): entrati nella pubblica assemblea il primo dei non eletti della lista Pdl, Vincenzo Cioffi, e Antonio Cioffi, ex presidente del consesso nell’ultima consiliatura.
10/04/2013
Fonte: metropolisweb.it

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